Bambini con i pattini a rotelle |
Bambini che giocano a biglie |
Qui devo spiegarti cosa sono i tollini: sono i tappi a corona che ancora oggi si usano per tappare le bottiglie di bibita; ovviamente dovevano essere poco deformati e, a volte, si usava appesantirli con del materiale vario, creta, piombo fuso o altro; mai però troppo pesanti, perché sicuramente più precisi nel tiro, ma più lenti. Qualche bimbo lo personalizzava con l'immagine di qualche ciclista famoso, per simulare il giro d'Italia. Si tira - puoi provare - inginocchiati per terra, unendo l’indice che trattiene ad anello il pollice che, scattando, dà un colpo ben assestato al tollino. Oppure giocavamo a biglie, che una volta erano di terracotta, di un colore uniforme, marroncino o verdastro e che, se cadevano a terra, spesso si rompevano a metà. Quelle di vetro sono arrvate molto dopo, quando ero già troppo grande per giocare con le biglie. Intanto io giovcavo bene, guadagnandomi sul campo il fatto di essere accettata, unica femmina, nel gruppo dei maschi, e non trattata da “bagianna”.
Spesso veniva da noi nel pomeriggio mio nonno e lo ricordo in piedi, alto, magro, allampanato, con la sua pipa in bocca e sempre vestito con il suo abito di lana grigio scuro con il panciotto, sia d'estate che d'inverno. E, immancabilmente, il cappello. Si metteva in un angolo del marciapiede e ci osservava, silenzioso. Ogni tanto ci chiamava e dai taschini del panciorro tirava fuori qualche monetina: 2 lire, 5 lire (qualche volta potevano essere anche 10 o 20 lire) che io e mio fratello arraffavamo volentieri e che subito andavamo a spendere dal lattaio per qualche "scarpetta" (una piccola caramella di liquerizia dalle diverse forme venduta sfusa) o per un bastoncino di liquerizia.
Alcune delle nostre scorribande erano però pericolose. Andavamo a giocare sulle macerie delle case crollate dai bombardamenti della guerra. Nel mio quartiere ce n'erano ancora alcune e ce n'era soprattutto una vicino alla parrocchia di Santa Maria alla Fontana, dove, attraverso un cunicolo tra le macerie si entrava nello scantinato. Lì avevamo trovato un tesoro: ritagli di caroncini lucidi, argentati e dorati che noi utilizzavamo per i nostri travestimenti. A volte arrivavamo a giocare anche al Villaggio dei giornalisti dove c'era una villetta semidiroccata dove si riusciva ad entrare ed esploravamo tutti i locali; ma gli amici di mio fratello si divertivano a spaventarmi facendo i fantasmi e io scappavo fuori. Altre volte siamo andati a giocare sulla massicciata della ferrovia che passa sul Viale Zara e mettevamo diverse piccole cose sulle rotaie per vedere come venivano schiacciate con il passare del treno. Qualche volta da queste scorribande tornavamo tardi e ricordo ancora qualche punizione di mio padre...
Bambini che giocano con i "tollini" |
Alcune delle nostre scorribande erano però pericolose. Andavamo a giocare sulle macerie delle case crollate dai bombardamenti della guerra. Nel mio quartiere ce n'erano ancora alcune e ce n'era soprattutto una vicino alla parrocchia di Santa Maria alla Fontana, dove, attraverso un cunicolo tra le macerie si entrava nello scantinato. Lì avevamo trovato un tesoro: ritagli di caroncini lucidi, argentati e dorati che noi utilizzavamo per i nostri travestimenti. A volte arrivavamo a giocare anche al Villaggio dei giornalisti dove c'era una villetta semidiroccata dove si riusciva ad entrare ed esploravamo tutti i locali; ma gli amici di mio fratello si divertivano a spaventarmi facendo i fantasmi e io scappavo fuori. Altre volte siamo andati a giocare sulla massicciata della ferrovia che passa sul Viale Zara e mettevamo diverse piccole cose sulle rotaie per vedere come venivano schiacciate con il passare del treno. Qualche volta da queste scorribande tornavamo tardi e ricordo ancora qualche punizione di mio padre...
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