martedì 8 novembre 2011

Nonna, quando eri piccola, con quale Barbie preferivi giocare?

Eccoci, all'epoca della fatidica domanda!
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“Nonna, quando eri piccola, con quale Barbie preferivi giocare?”

Ebbene, Lucrezia, mi hai spiazzato, ho avuto difficoltà a risponderti, così, in macchina, nei pochi minuti che stiamo insieme quando ti accompagno a pattinare al Palaghiaccio di Sesto San Giovanni. C'era anche Sibillina con noi che faceva danza classica sempre al Palazzetto. Hai quasi 9 anni e mezzo, Sibilla ne ha 7 e io più di 65, abbiamo spesso parlato della mia infanzia, paragonandola alla vostra, ti ho raccontato tante volte storie di antichi mestieri ora spariti, episodi della mia infanzia e come si viveva allora. Ma solo ora, con quella domanda, mi sono accorta quanto il poco più di mezzo secolo che ci separa, sia per te tanto incomprensibile e lontano dal tuo mondo di oggi. Mai nella storia dell’umanità in così poco tempo il mondo è tanto cambiato. Così cambiato che per te è impossibile pensare ad un mondo senza televisione, senza telefonini, senza Internet, senza computer, senza lavatrici, senza frigoriferi, senza plastica, ma, soprattutto, un mondo più semplice, fatto di piccole cose, piccole gioie conquistate a fatica, giorno per giorno.
Io (in IV elementare) e mio fratello
Giorgio in gita scolastica con la classe
di mio padre.
Lo sai, te l’ho raccontato, sono nata in tempo di guerra, sotto i bombardamenti americani, e poi siamo stati subito sfollati in un piccolo comune alla periferia di Milano. Mi rendo conto che parlare di guerra con te è molto difficile: farti capire le tragedie, le privazioni, i lutti, le azioni disumane, la follia di quella guerra assurda (come sono assurde tutte le guerre), ora non è cosa facile. Da una parte c’è il tentativo anche da parte degli insegnanti di avvicinarvi con la storia o con discussioni in classe agli orrori della guerra, parlandovi della shoah, di Anna Frank, ma, dall’altra, c’è l’esigenza di proteggere i giovani come te da racconti troppo crudi e cruenti. Per me è stato diverso: la guerra ha impregnato ogni momento della mia infanzia. Giocavamo sulle macerie delle case abbattute dai bombardamenti degli aerei, mio padre mi raccontava ogni giorno storie della sua vita da partigiano, sicuramente in qualche modo un po' romanzata, e al cinematografo (così si chiamava) c’erano quasi solo film sulla guerra. Nel mio quartiere c'erano ben 4 sale cinematografiche e, non essendoci ancora la televisione, erano sempre affollate, soprattutto il sabato e la domenica. Noi ci andavamo spesso, anche con mia madre. Mio padre veniva solo quando c'erano film "impegnati", considerava il cinematografo un passatempo frivolo. Spesso ci andavamo mio fratello ed io la domenica pomeriggio: entravamo alle 14.00 e uscivamo all'ora di cena. Guardavamo i film due o tre volte! Era sempre una discussione tra me e mio fratello: lui voleva vedere solo film di guerra, mentre io amavo molto i film con Jerry Lewis e Dean Martin. Alla fine facevamo una volta per uno.
Ma della guerra e come l’ho vissuta negli anni immediatamente successivi te ne parlerò un’altra volta. Ora cercherò, ma so già che sarà un'impresa ardua, di farti entrare nella mia infanzia, farti partecipe delle mie gioie, delle mie scoperte, dei miei giochi, dei miei affetti. So già che anche se è passato solo poco più di mezzo secolo, i cambiamenti che sono avvenuti in questi anni sono talmente radicali ed epocali che anche noi che abbiamo vissuto quegli anni facciamo fatica a seguirne ora l'evoluzione. Mi piacerebbe che voi poteste pensare qualche volta a me anche come quella bambina che fui e che ancora è in me...

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