giovedì 20 ottobre 2011

Al Teatro alla Scala

Una volta, come saprai, non c'era la televisione e in casa per molto tempo non abbiamo avuto nemmeno la radio (poi vi racconterò anche la "storia" della nostra radio). C'era il cinema, e di cinematografi nel nostro quartiere ce n'erano ben 4! Ci andavamo spesso: con il papà e la mamma per vedere film impegnati o solo con la mamma per vedere film più leggeri o divertenti. Spesso ci andavamo solo io e mio fratello ed era una lotta tra i miei gusti i suoi: a lui piacevano solo film di guerra (allora ce n'erano tanti, tutti americani e quasi tutti erano film che raccontavano la guerra contro i giapponesi, brutti e cativi!), mentre a me piacevano film divertenti, e non volevo perdermi un solo film del "Picchiatello" che poi era Jerry Luis accompagnato da Dean Martin. In ogni film non mancava mai qualche meravigliosa canzone cantata da Dean Martin! Un giorno ve ne farò sentire qualcuna: che voce! Ma i miei genitori avevano anche l'abbonamento al Piccolo Teatro e, qualche volta, andavano alla Scala per assistere a qualche opera. Erano così entusiasmanti i racconti che ci facevano sugli spettacoli che vedevano alla Scala che io esprimevo tutto il mio desiderio di poterci andare almeno una volta. Ma c'era un problema: ci voleva il vestito elegante. A teatro si andava solo con il vestito "da  sera"! I vestiti allora costavano molto e figurarsi un vestito elegante. Ma mia mamma, pur lavorando fino alle 19,30 tutti i giorni della settimana e il sabato mattina, trovava anche il tempo di farci i vestiti. Quasi tutto quello che indossavamo ce lo faceva lei a macchina con l'aiuto di mia nonna che poi li rifiniva a mano. Mia mamma aveva imparato probabilmente da mia nonna che mi raccontava che già da piccola, emigrata in Brasile con la famiglia, lavorava con la macchina da cucire.

La macchina da cucire di mia mamma
Mia nonna aveva insegnato anche a me da piccola a fare i vestitini alle mie bambole con una bellissima macchina da cucire Necchi piccola, proprio da bambina, ma di legno e metallo, proprio come quelle vere. Uno dei bellissimi regali di Natale che ho ricevuto da piccola. Quanti bei vestitini ho fatto alle mie bambole. Alcuni con i ritagli di stoffa di quelli che mia mamma faceva a me e dei quali io ne copiavo la foggia. Così che vestivo le mie bambole con gli stessi vestitini che mettevo io, come fossimo sorelle gemelle.

E così avevo circa 10 anni quando, per andare alla Scala, mia mamma mi fece un bell'abito di pesante organza grigio perla con un bel fiocco sul fianco (tessuto riciclato da un suo vestito dismesso). Che meraviglia! Cambiava colore ad ogni passo e la stoffa "scrocchiava" un poco, sottolineando l'andatura. Certo la macchina da cucire di mia mamma era molto vecchia, da tavolo, a manovella, non andava a pedale (ancora non c'erano quelle con il motorino elettrico, erano riservate a quelle industriali). La macchina a pedale è rimasto uno dei suoi desideri insoddisfatti. Ma c'ero io. Io ero il suo motorino. Quando si metteva alla macchina chiamava: "Dov'è il mio motorino?" E io correvo felice di fare piacere alla mamma e di seguire affascinata il suo lavoro. Mi sedevo vicino a lei sul freddo marmo del tavolo della cucina con le gambe penzoloni e giravo la manovella all'incontrario seguendo i suoi comandi: adagio, vai, sì, così, più forte, fermati, ancora un po'... E intanto io guardavo e vedevo le sue esperte mani che si muovevano veloci sul tessuto che adagio adagio si trasformava e prendevano corpo gonne, vestiti, camicette, grembiulini e ne uscivano dei capolavori. E così il mio primo vestito fu fatto con il mio più grande entusiasmo, ma poi, non so come o perché, ma alla fine alla Scala non ci andai e il vestito elegante lo misi solo a Natale. Poi diventai un po' più grande e, allungato l'orlo, allargato il corpetto, il vestito non mi andava più. Occorreva fare un nuovo vestito per andare alla Scala. Guardavamo insieme le riviste di moda e, visto che allora andava lo stile impero, optammo per un corto corpetto con mezze maniche di velluto grigio e una gonna trapezio di una leggera lana pied-de-poule bianco e grigio. Il corpetto e la gonna erano uniti da un nastrino di velluto rosso con una gala al centro. Con quanto amore facemmo quel vestito e con quante aspettative! Ma anche quella volta il vestito non venne usato per andare alla Scala. Alla Scala ci andai molti anni dopo, da grande, già sposata, ma in compenso il "motorino" continuò a lavorare e così facendo, anche il "motorino" imparò a fare i vestiti per sé.


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