Una volta, come saprai, non c'era la televisione e in
casa per molto tempo non abbiamo avuto nemmeno la radio (poi vi racconterò
anche la "storia" della nostra radio). C'era il cinema, e di
cinematografi nel nostro quartiere ce n'erano ben 4! Ci andavamo spesso: con il
papà e la mamma per vedere film impegnati o solo con la mamma per vedere film
più leggeri o divertenti. Spesso ci andavamo solo io e mio fratello ed era una lotta tra i miei
gusti i suoi: a lui piacevano solo film di guerra (allora ce n'erano tanti,
tutti americani e quasi tutti erano film che raccontavano la guerra contro i giapponesi, brutti e cativi!), mentre a me piacevano film divertenti, e non volevo perdermi un
solo film del "Picchiatello" che poi era Jerry Luis accompagnato da
Dean Martin. In ogni film non mancava mai qualche meravigliosa canzone cantata da Dean Martin! Un giorno ve ne farò sentire qualcuna: che voce! Ma i miei genitori avevano anche l'abbonamento al Piccolo Teatro
e, qualche volta, andavano alla Scala per assistere a qualche opera. Erano così
entusiasmanti i racconti che ci facevano sugli spettacoli che vedevano alla
Scala che io esprimevo tutto il mio desiderio di poterci andare almeno una
volta. Ma c'era un problema: ci voleva il vestito elegante. A teatro si andava solo con il vestito "da sera"! I vestiti allora
costavano molto e figurarsi un vestito elegante. Ma mia mamma, pur lavorando
fino alle 19,30 tutti i giorni della settimana e il sabato mattina, trovava
anche il tempo di farci i vestiti. Quasi tutto quello che indossavamo ce lo
faceva lei a macchina con l'aiuto di mia nonna che poi li rifiniva a mano. Mia
mamma aveva imparato probabilmente da mia nonna che mi raccontava che già da
piccola, emigrata in Brasile con la famiglia, lavorava con la macchina da
cucire.
La macchina da cucire di mia mamma |
E così avevo circa 10 anni quando, per andare alla Scala,
mia mamma mi fece un bell'abito di pesante organza grigio perla con un bel
fiocco sul fianco (tessuto riciclato da un suo vestito dismesso). Che
meraviglia! Cambiava colore ad ogni passo e la stoffa "scrocchiava" un poco, sottolineando l'andatura.
Certo la macchina da cucire di mia mamma era molto vecchia, da tavolo, a
manovella, non andava a pedale (ancora non c'erano quelle con il motorino
elettrico, erano riservate a quelle industriali). La macchina a pedale è rimasto uno dei suoi desideri insoddisfatti.
Ma c'ero io. Io ero il suo motorino. Quando si metteva alla macchina chiamava:
"Dov'è il mio motorino?" E io correvo felice di fare piacere alla
mamma e di seguire affascinata il suo lavoro. Mi sedevo vicino a lei sul freddo marmo del
tavolo della cucina con le gambe penzoloni e giravo la manovella
all'incontrario seguendo i suoi comandi: adagio, vai, sì, così, più forte,
fermati, ancora un po'... E intanto io guardavo e vedevo le sue esperte mani
che si muovevano veloci sul tessuto che adagio adagio si trasformava e prendevano
corpo gonne, vestiti, camicette, grembiulini e ne uscivano dei capolavori. E così il mio primo
vestito fu fatto con il mio più grande entusiasmo, ma poi, non so come o perché,
ma alla fine alla Scala non ci andai e il vestito elegante lo misi solo a Natale. Poi
diventai un po' più grande e, allungato l'orlo, allargato il corpetto, il
vestito non mi andava più. Occorreva fare un nuovo vestito per andare alla
Scala. Guardavamo insieme le riviste di moda e, visto che allora andava lo
stile impero, optammo per un corto corpetto con mezze maniche di velluto grigio
e una gonna trapezio di una leggera lana pied-de-poule bianco e grigio. Il
corpetto e la gonna erano uniti da un nastrino di velluto rosso con una gala al
centro. Con quanto amore facemmo quel vestito e con quante aspettative! Ma
anche quella volta il vestito non venne usato per andare alla Scala. Alla Scala
ci andai molti anni dopo, da grande, già sposata, ma in compenso il
"motorino" continuò a lavorare e così facendo, anche il "motorino" imparò a fare i
vestiti per sé.
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